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Trovati i microrganismi responsabili delle rughe

Medicina Estetica Redazione DottNet | 12/01/2024 11:59

Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging, effettuato dall'Università della California a San Diego in collaborazione con l'azienda francese L'Oréal

Alcuni microbi che abitano normalmente sulla nostra pelle potrebbero essere i responsabili delle tanto detestate rughe a zampe di gallina: risultano infatti associati ad alcuni segni di invecchiamento della pelle che non sono correlati semplicemente all'età cronologica. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging, effettuato dall'Università della California a San Diego in collaborazione con l'azienda francese L'Oréal.

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Secondo gli autori, si tratta della prima ricerca a isolare componenti specifiche del microbioma cutaneo, cioè l'insieme di microrganismi che popolano la pelle, legate alla sua salute e aprono quindi la strada alle creme del futuro. "Studi precedenti hanno dimostrato che i tipi di microbi sulla nostra pelle cambiano con l'età", spiega Se Jin Song dell'Università della California, che ha coordinato lo studio. "Anche la pelle cambia fisiologicamente con l'età: ad esempio si formano le rughe e la pelle diventa più secca. Ma questi cambiamenti non avvengono per tutti allo stesso modo: alcuni mostrano una pelle più vecchia o più giovane rispetto ad altre persone della stessa età. Utilizzando metodi statistici avanzati - prosegue la ricercatrice - siamo stati in grado di distinguere i microbi associati a questi tipi di segni dell'invecchiamento della pelle da quelli associati semplicemente all'età cronologica".

I risultati, basati sull'analisi di 13 studi effettuati in passato da L'Oréal, mostrano infatti un legame tra la tipologia di microbioma e le rughe a zampe di gallina, mentre non risulta un'associazione tra i microrganismi presenti ed il livello di idratazione della pelle. "Questa ricerca segna un passo avanti significativo verso lo sviluppo di tecnologie per una pelle più sana e giovane", afferma Qian Zheng, responsabile della ricerca presso la sede americana di L'Oréal e co-autore dello studio. "Non vediamo l'ora di contribuire allo sviluppo di nuove soluzioni per la cura della pelle".

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